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martedì 27 luglio 2010

EGO E NON EGO

Ego e non ego, uomo o Dio, materia o spiritualità, è questo il dilemma.

L’uomo è implicitamente rappresentabile dal suo orgoglio, e da tutto ciò che gli ruota attorno.
L’identificazione, azione per eccellenza che amplia la sua dimensione egoica. Identificazione con i segmenti oggettuali, gli elementi emotivamente a egli significativi. L’aspetto del possedere che porta inevitabilmente all’essere posseduto, annullano e nello stesso tempo arricchiscono egoicamente colui che l’attua, un'antinomia antropomorfica esistenziale per eccellenza.

Porre rimedio a ciò che significa annullamento del proprio Io, un annientamento virtuale ma che è spettralmente reale, diviene cosa priva d'attrazione.

Un uomo dunque, cieco, solamente orientato al solo soddisfacimento della sua dimensione materiale. Un uomo fluttuante senza dimensione, che osserva la propria realtà da un'angolazione simile e dissimile dalla visuale oggettiva e distorta.
Una visuale reale e nello stesso tempo irreale del mondo nonché di se stesso. Egli perde quindi in ogni caso, l’umiltà patrimonio delle dottrine religiose diviene un miraggio che nessuno vuole raggiungere.

L’essere umile, liberarsi dalla tirannia del proprio Ego, l’obiettivo più auspicabile che si possa ottenere, diviene un qualcosa che non ha forma.
Un tempo era un nome che rendeva fiero, un titolo che ne nobilitava il casato, oggi è il possesso d'oggetti o di particolari prestazioni che costituiscono l’oggetto dell’identificazione che porta all’ampliamento del proprio Ego. Un’automobile, un vestito firmato da una qualche prestigiosa casa d'abbigliamento, un telefonino cellulare iper-tecnicizzato, un’abilità in un qualche campo, insomma tutto ciò che per l’individuo ha quella carica emotiva che, ad una sua sconsiderazione, egli si sente menomato nel proprio valore. L’errata interpretazione dei fatti, l’identificazione di se stesso con tutto ciò che gli appartiene, fa sicché il suo Sé svanisca nella virtualità di ciò che possiede.

L’uomo senza dimensione, l’uomo privo del Sé, l’uomo con un corpo vuoto è l’uomo d'ogni tempo. L’orgoglio, l’alterigia, la prosopopea, aggettivi la cui proprietà appartiene all’Ego, sono le non qualità dell’uomo di sempre. Abbattere l’Ego per conquistare il non Ego è vivere la propria spiritualità che è l’unica libertà raggiungibile, dunque, essenza senza materia.
Il desiderio di superiorità, obiettivo che erroneamente viene posizionato sopra le parti, è invece sotto le parti. L’accecante desiderio di emergere sull’altro, che viene espresso nella competizione, costituisce quello che volgarmente viene intesa come azione per raggiungere la superiorità, essere superiori sul proprio simile è, dunque, obiettivo dell’uomo di questa terra. Aberrante desiderio di sminuire, di annientare, di distruggere l’altro, un desiderio che ha radici primordiali (la sopravvivenza).

Il male e il bene, l’Ego e il non Ego, materia e spiritualità. Siamo soli, l’altro non esiste se non per misurare le nostre caratteristiche fisiche, psicologiche, culturali., ecc., ci inorgogliamo al costatare che una nostra caratteristica è migliore dell’altra dall’altro posseduta.
Egoismo, altruismo, dicotomia invincibile, passiamo all’amore, consideriamo l’altro come un qualcuno che ci offre l’opportunità di avvicinarci a se stessi. Comunichiamo con egli, comprendiamolo nella sua etica e nella sua morale, facciamolo nostro come è nostro lo spirito.
Lo spirituale è di tutti, è dentro di noi, rappresenta l’unico avere con cui paradossalmente non riusciamo ad identificarci.

Quando ci identifichiamo preferiamo un bell’oggetto, una bella scarpa firmata e guai se qualcuno ce la offende… il nostro Io ne sarebbe intaccato nel suo orgoglio.
Identificarci con lo spirituale, con l’amore, con il sociale è cosa per noi alquanto difficile. Il fatto è che non riusciamo a vederlo ne a sentirlo, è come se non l’avessimo e ne sapessimo cosa sia. Crediamo che solo particolari persone lo posseggano, ed invece ciò è dentro ognuno di noi, celato in taluni più in superficie e taluni più in profondità. Le difese attuate dall’individuo non sono altro che escamotage cognitivi finalizzati al mantenimento dell’immagine autoreferenziale. Tali difese si attuano ad un fine protettivo, per difendere eventuali danneggiamenti dell’immagine che ognuno di noi possiede, ma erroneamente queste difese si ipertrofizzano fino a imprigionarci in se stesse. Le convinzioni centrali su noi stessi rappresentano il bersaglio più ambito dall’altro nonché da se stessi. Il punto è essere, mentre l’identificazione con il materiale è il non essere. L’avere dunque costituisce quello che erroneamente crediamo appartenere alla nostra realtà totale, invece costituisce solamente essere la rappresentazione egoica dell'Io non spirituale. Le azioni quotidiane sono fondamentalmente fondate sull’atto del giudicare se stessi e gli altri, tale azione è per eccellenza il più tipico prodotto dell’Ego. Misurare è dunque l’aspetto promotore delle difese egoiche. La paura di incombere con l’avvicinamento all’amore, non è altro che paura di scoprirsi e rendersi vulnerabili… ma chi possiede tale paura se non solamente l’Ego. Il non Ego è privo di valutazione per cui non può incombere di fronte a nulla. Esso non ha timore, è emissione d’amore, di socialità e d’altruismo. Il vero Sé non ha riferimenti oggettuali, il materiale non è la sua di merce di scambio.

Liberarsi dalla tirannia dell'Ego è come liberarsi del proprio carceriere interiore. Evolversi psicologicamente ha, infatti, tale obiettivo.
La rigidità delle difese dell'Io rappresentano non pochi problemi per l’evoluzione personale. Ecco dunque il profilarsi della libertà dal proprio Ego, quale caratteristica basilare per un buon funzionamento psichico, nonché ingrediente basilare per far sprigionare la spiritualità che è dentro di noi.

Mazzani Maurizio