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giovedì 5 maggio 2011

L’OCCHIO DELLA CREATIVITA’ - Genio e follia

A primavera di alcuni anni fa partecipai come relatore al convegno “Arte e Medicina” inserito nel festival celebrato nella cittadina di Oriolo (Rm).
Il tema del convegno era centrato sull’unità tra mente e corpo ed in modo particolare si poneva l’accento sulla possibile esteriorizzazione del sintomo fisico attraverso la produzione creativa con il conseguente affievolimento di esso.
Certo non è stato un caso che si parli di ciò, la formazione del disturbo psichico e psicosomatico, infatti, sono spesso conseguenti al blocco dell’emozione, la mancanza d’espressione emotiva talvolta sfocia proprio nella patologia.

Diversi studi sono stati effettuati che hanno dimostrato che la sintomatologia patologica tra origine dalla insufficiente espressione dell’emozioni, C. G. Jung parlava di blocco creativo quando cercava di spiegare il perché alcune persone si trovino caratterizzate da chiusura e da mancanza d’esteriorizzazione della propria essenza emotiva.

La letteratura psichiatrica segnala da sempre una forma assai interessante di contiguità fra genio e follia. Strindberg, Schubert e Van Gogh hanno prodotto opere straordinarie dall’interno di esperienze soggettive di livello psicotico. La creatività del matematico ha punti di contatto stretti con quella dell’artista, è il caso di John Nash che si aggiunge ad una lista già lunga. Scriveva Ignazio Matte Blanco che il pensiero dell’uomo si muove continuamente su due strade diverse. Quella della logica formale caratterizzata dalla tendenza a distinguere e a precisare, e quella del sogno in cui l’accostamento è uguaglianza, la parte è il tutto, dove l’aderenza al principio di realtà non è obbligatoria.

Noi siamo esseri creativi per eccellenza, se facciamo un attimo riferimento al processo della visione, troviamo subito che esso è in un certo qual senso un atto creativo specifico. E’ nota l’espressione che la bellezza sta soltanto negli occhi di chi guarda… il mondo dell’esperienza è un prodotto dell’uomo che lo percepisce!

Non esiste corrispondenza tra l’oggetto osservato e la costruzione che il cervello effettua su tale oggetto.
Dagli studi sulle illusioni percettive degli studiosi della “Gestalt-theory” (orientamento teorico di studi psicologici orientati alla comprensione della modalità percettiva tipica dell’uomo), hanno fatto riflettere sul come percepiamo; ad esempio uno stesso schema visivo di una figura ambigua (il percepito) può essere interpretato come un profilo di una bella fanciulla, oppure di una vecchia “befana”, ovvero in un altro caso, lo stesso disegno può essere evidenziato sotto il profilo simmetrico di due facce, oppure focalizzato come figura centrale di un calice.
La prima considerazione da fare, è che la percezione (interazioni tra noi e l'ambiente materiale che ci circonda) non identifica il mondo esterno, in quanto è una simulazione ricostruttiva fortemente influenzata dall’emozione e dalle dominanti cognitive (le nostre idee sovrane), il tutto generato dal cervello sotto il controllo delle determinanti genetiche.

Pertanto vediamo il mondo non come in effetti veramente è, ma mediante sensazioni cerebrali che interpretano la realtà generando immagini, suoni, odori e sapori, per decifrare un universo che di per se stesso non è colorato ed inoltre è silente, inodoro ed insipido, …. in cui la densità della materia, relativa alla nostro tatto, produce una misura del rischio della interazione corporea con l’ambiente.

E' quindi notevolmente importante acquisire coscienza che vediamo il mondo così come lo percepiamo, perchè siamo uomini; ciò "non" vuol dire però, che la nostra elaborazione cerebrale delle percezioni sensoriali sia illusoria, ma che ciò che percepiamo è frutto di una trasfigurazione (una creazione personale) della realtà, attuata dal cervello in modo tale da essere utile alla nostra sopravvivenza ed alle nostre possibilità di indagine cognitiva e a regalaci le emozioni preziose per sviluppare la nostra creatività: pertanto è solo una più profonda riflessione creativa, su quanto percepiamo, che ci permette una più ampia conoscenza del reale
Sì, la visione è in realtà un processo costruttivo per eccellenza. Ognuno di noi dunque, nell’atto visivo costruisce la propria percezione dell’ambiente fisico.

Così ancora nella formazione del mondo delle idee troviamo un altro esempio della caratteristica intrinseca dell’essere umano quale essere prettamente creativo. Nell’interpretazione della realtà, vediamo che incorrono in tale atto elaborativo della vere e proprie attività costruttive.

L’esperienza, il corredo genetico e la particolarietà dell’ambiente, sinergicamente partecipano alla formazione del nostro bagaglio d’idee. E’ proprio esso che costituisce la fonte dalla quale attingiamo quando ci volgiamo in generale ad una nuova costruzione atta ad interpretare l’ambiente, (questo perché ognuno di noi quando interpreta il mondo, persone e ambiente fisico, costruisce dei significati che sono solo personali, dunque lo interpreta in un certo qual modo inventandolo “agendo”, quindi, su di esso con un’azione di produzione creativa). In particolare, anche nella creazione espressiva per eccellenza come ad esempio, la musica, la scrittura, l’artigianato, la pittura, che sono particolari manifestazioni dell’attività cognitiva libera del genio creativo umano, troviamo che anch’esse traggono la loro energia dal nostro magazzino di conoscenza sedimentato nel corso della nostra evoluzione ontogenetica d’interazione coll’ambiente.

Il particolare coctail ereditarietà, esperienza e ambiente, unico per ciascun individuo costituisce, dunque, la fonte dalla quale partorisce ogni forma di pensiero sia divergente che convergente.

Sì, la formazione della nostra fonte di conoscenza avviene nell’interscambio tra noi e l’ambiente (intendendo ambiente: il mondo fisico, il mondo animale e ovviamente l’interazione con i nostri simili), ed è proprio l’esperienza, come detto, che costituisce la condizione per incrementare la nostra conoscenza e favorire la produzione del pensiero divergente, e la possibilità di svincolarci dall’ideazione rigida che costituisce ostacolo alla produzione creativa.
La capacità di sviluppo dell’immaginario e predisposizione al nuovo, è infatti, basata proprio sulla liberazione dalle rigidità, costituita dai preconcetti cognitivi e delle concezioni obsolete (binari coattivi dell’attività mentale).
La presenza del pensiero divergente oltre a favorire la produzione creativa specifica capace di dare piacere per se stessa favorendo l’espressione dell’emozioni, favorisce l’emissione di risposte d’adattamento più funzionali (libere da vincoli), pertanto maggiore abilità di fronteggiamento delle difficoltà di vita, dunque dello stress. Pertanto la limitazione creativa, quindi poca flessibilità nell’adattamento all’ambiente, può portare disfunzionalità e malessere psicologico. Ciò significa che la produzione creativa premia su vasto raggio l’individuo predisponendolo, sia alla liberazione dei contenuti emotivi evitando che finiscano in “sublimazioni” patologiche, sia favorendo l’emissione di risposte d’adattamento più flessibili, il tutto rappresenta una minore vulnerabilità alla psicopatologia.

Lo sviluppo dell’immaginario, biologicamente parlando, induce in alcune aere cerebrali lo sviluppo di un’attività elaborativa parallela dell’emisfero destro (il cervello e diviso in due emisferi, di cui il sinistro è preposto all’attività convergente, razionale ripetitiva e applicativa di informazioni già acquisite, mentre il destro all’attività divergente, creativa dove la produzione del nuovo e dell’inconsueto è la caratteristica dominante), favorendo così la produzione del pensiero completo (sinergia tra i due emisferi).

Una maggiore interazione con l’ambiente offrendo l’incremento del nostro bagaglio di conoscenza, offre consequenzialmente maggiore possibilità di sviluppo dell’immaginario. La libertà dai vincoli mentali, indotta dall’incremento conoscitivo, offre dunque, un’apertura ad un’elaborazione integrata, che permettendo di svincolarci dalla consuetudine del pensiero razionale, favorisce l’attivazione di processi d’intelligenza creativa.
La ristrutturazione critica dei paradigmi cognitivi, costituisce un apprendimento come tanti altri, che stimola la produzione del pensiero divergente.

In sintesi si può dire che l’utilizzazione più completa delle attività cerebrali, ottenuta tramite strategie cognitive adatte a sbloccare e rendere flessibile l’attività associativa (le idee vengono prodotte da un processo associativo e di contiguità temporale) convergente propria dell’emisfero sinistro, può essere programmata al fine di ottenere un’attivazione sincronica della struttura parallela dell’emisfero destro, sede del pensiero divergente, in modo che la più ampia attivazione di differenti funzionalità cerebrali, faciliti l’esercizio della creatività.

Le azioni orientate alla rimozione di fattori cognitivi rigidi, per indurre una rinnovata organizzazione cerebrale tale da predisporre il cervello alla creatività, si fondano su azioni diverse, ma tutte convergenti alla scienza e all’arte in generale.
Troviamo, infatti, nell’area del pensiero divergente appartenente alla fisica moderna un esempio costituito dall’introduzione della problematica della relatività (A. Eistein), sia scienziati che artisti hanno risposto con un egregio adeguamento la loro visuale espressiva, offrendo capacità di grande duttilità cerebrale. Vediamo ad esempio nella produzione di dipinti di Salvador Dalì, l’espressione marcata di una capacità creativa che supera il modello cognitivo dello spazio cartesiano rigido e della concezione dello spazio/tempo concepite come entità assolute e indipendenti. Nei suoi dipinti “orologi molli”, troviamo, infatti, il pittore che raffigura in tal modo l’elasticità dello spazio/tempo.
Questo esempio per dimostrare che le nostre rappresentazioni mentali sono il frutto della capacità umana di trascendere il proprio patrimonio genetico, arricchendolo con nuove interconnessioni cerebrali di origine esperenziale e che possono favorire la produzione creativa.

La creatività
è un aspetto molto importante della personalità che varia
da individuo a individuo. E' basata principalmente sulla
fantasia e si manifesta in modo differente a seconda
dell'età. Il bambino più piccolo è affascinato da tutto
ciò che vede intorno a se è, e tende ad indirizzare la sua
attenzione da un oggetto all'altro.
Il più grandicello, invece, è attratto da oggetti molto
particolari come il telefono o gli oggetti di plastica
colorata in grado di diventare, ai suoi occhi, cose
immaginarie come aeroplani, treni o altro.
Può essere importante aiutare il bambino ad ampliare la
propria personalità inventando, per ogni semplice azione,
un momento avventuroso nel quale fare nuove scoperte.
Il momento dell'igiene personale o del vestirsi può essere
uno di questi: il bambino, infatti, si conoscerà meglio
sviluppando su di sé la propria creatività.

In pratica ogni singola occasione è buona per aiutare il
bambino ad ampliare la propria capacità divergente: ad esempio, una gita fuori porta può risultare utile per avvicinarlo al mondo animale e vegetale illustrando i comportamenti dei singoli animali.
Possiamo stimolare la sua curiosità a conoscere il luogo dove vive o i particolari della vegetazione e le usanze della gente del posto.
Cercare di ritagliare il tempo per trascorrere un intero pomeriggio a giocare con lui dedicandosi ad un’attività creativa come per esempio creare bambole di pezza, vestitini e tutto ciò che si può ritagliare ed incollare, costituisce stimolo alla produzione creativa del bambino!

In conclusione, una maggiore interazione con l’ambiente inteso in senso lato, un maggiore bagaglio d’informazioni, fa sicché uscendo con più facilità dalla rigidità cognitiva (quella dei binari stereotipici costituiti dalla visuale preconcettuale e dogmatica), si favorisca la produzione del pensiero divergente, come anche una maggiore capacità d’adattamento e di risoluzione delle problematiche stressanti.

Inoltre il distaccarsi dalla visuale rigida unita ad una maggiore facilità d’espressione dell’emozioni, manifestata anche attraverso una produzione creativa specifica (arte in generale, pittura, musica, scrittura, ecc,) costituisce ingrediente fondamentale per il benessere psicofisico.

Mazzani Maurizio

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